Şivekar Sultan

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Şivekar Sultan
Haseki Sultan
In carica1646 –
8 agosto 1648
PredecessoreAyşe Sultan
SuccessoreCo-Haseki
Turhan Sultan
Saliha Dilaşub Sultan
Muazzez Sultan
Ayşe Sultan
Mahienver Sultan
Saçbağlı Sultan
Hümaşah Sultan
Successore
Emetullah Rabia Gülnuş Sultan
Nome completoMaria (alla nascita)
NascitaArmenia, ?
MorteCostantinopoli, 1693
SepolturaTürbe Ibrahim I
Luogo di sepolturaMoschea Hagia Sofia, Istanbul
DinastiaCasa di Osman per matrimonio
Consorte diIbrahim I
FigliŞehzade Cihangir
ReligioneIslam sunnita (per conversione)

Şivekar Sultan (turco ottomano: شوکار سلطان, "civettuola"; Armenia, ... – Costantinopoli, 1693) fu la settima haseki del sultano ottomano Ibrahim I.

Il suo vero nome era Maria. Era armena, figlia di un ricco mercante di Üsküdar[1].

Haseki Sultan

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Secondo le fonti, Ibrahim sviluppò un'ossessione per le donne obese e nel 1646 ordinò che gli venisse portata "la donna più grassa dell'impero". I funzionari incaricati gli presentarono infine Maria, che definirono "la donna più grassa di Costantinopoli", che entrò nell'harem quello stesso anno[2]. Ibrahim la elevò a favorita, rinominatola Şivekar ("civettuola", in onore del suo carattere) e le conferì il titolo di Settima Haseki[3].

Di tutte le concubine di Ibrahim, fu una delle uniche due ad esercitare un vero potere nell'harem e a riuscire a influenzare il sultano (l'altra era Hümaşah Sultan), tanto da suscitare preoccupazione in Kösem Valide Sultan, la potentissima madre di Ibrahim e vera reggente dell'impero[4]. Fondò anche alcuni istituti benefici e commissionò preghiere nelle moschee[5].

Il 14 dicembre 1646, Şivekar mise al mondo un figlio, Şehzade Cihangir[3], ricevendo in dono le rendite di Damasco[6]. Purtroppo, il bambino morì a pochi giorni dal secondo compleanno.

Nel 1647, entrò nell'harem l'ottava e ultima Haseki di Ibrahim, Hümaşah Sultan, che sarebbe poi diventata anche sua moglie legale. Şivekar, insolitamente dato l'ambiente competitivo dell'harem, strinse amicizia con la nuova arrivata e le due collaborarono durante la loro breve convivenza[7].

Secondo alcune fonti, nel 1647 Şivekar mise in giro la voce secondo cui una delle concubine dell'harem aveva avuto una relazione proibita con un uomo. Quando il pettegolezzo raggiunse Ibrahim, questi ordinò di torturare il personale dell'harem per scoprire l'identità dei due e, quando non ci riuscì, ordinò di uccidere, con l'accusa di tradimento, ben 280 concubine, chiudendole in sacchi zavorrati e gettandole nel Bosforo (la condanna a morte tipica per concubine e servi). La cosa sarebbe stata poi raccontata in giro da una delle ragazze condannate, che si era fortuitamente salvata perché il suo sacco non era stato chiuso bene, venendo tratta così in salvo da una nave di passaggio. Quando Kösem Sultan venne a conoscenza della cosa s'infuriò e, dopo aver invitato Şivekar a cena nelle sue stanze, l'avvelenò o la fece strangolare, dicendo poi al figlio, affranto, che la donna era morta per cause naturali.

Tuttavia, bisogna specificare che, anche se potrebbe essere vero che Şivekar morì nel 1647 (è registrata la morte di una concubina per mano di Kösem, ma altre fonti indicano che Şivekar morì nel Vecchio Palazzo nel 1693), l'aneddoto della strage delle concubine sembra quantomeno incerto in quanto proveniente da fonti poco affidabili, ed è negato da molti storici, che sostengono che Kösem, se fu davvero dietro la morte della donna, possa averlo fatto piuttosto per la sua influenza su Ibrahim e la minaccia al suo stesso potere, in quanto rischiava di aggravare la relazione già molto tesa e prossima a degenerare fra il sultano e la madre[8][5][3].

Şivekar venne sepolta nella türbe di Ibrahim I, all'interno della moschea Hagia Sophia[9][5].

Şivekar ebbe un figlio da Ibrahim:

  • Şehzade Cihangir (14 dicembre 1646, Palazzo di Topkapı, Costantinopoli - 1 dicembre 1648, Palazzo di Topkapı, Costantinopoli)

Cultura di massa

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  1. ^ Zuhuri Danışman, Osmanlı İmparatorluğu Tarihi, IX, Yeni Matbaa, p. 239
  2. ^ Junne, Georg (2016). The Black Eunuchs Of The Ottoman Empire. Networks of Power in the Court of the Sultan. p.171
  3. ^ a b c Peirce, Leslie Penn (1993). The Imperial Harem: Women and Sovereignty in the Ottoman Empire. Studies in Middle Eastern History. New York: Oxford University Press
  4. ^ Sakaoğlu, Necdet (2008). Bu Mülkün Kadın Sultanları: Vâlide Sultanlar, Hâtunlar, Hasekiler, Kandınefendiler, Sultanefendiler. Oğlak Yayıncılık.p.355
  5. ^ a b c Uluçay, M. Çağatay (2007). Padişahların kadınları ve kızları. Ötüken. p.94
  6. ^ Bardakçı, Murat (1992). Sex in Ottomans. p.221
  7. ^ Uluçay, M. Çağatay (2007). Padişahların kadınları ve kızları. Ötüken. p.98
  8. ^ Sakaoğlu, Necdet (2008). Bu Mülkün Kadın Sultanları: Vâlide Sultanlar, Hâtunlar, Hasekiler, Kandınefendiler, Sultanefendiler. Oğlak Yayıncılık
  9. ^ Sakaoğlu, Necdet (2008). Bu Mülkün Kadın Sultanları: Vâlide Sultanlar, Hâtunlar, Hasekiler, Kandınefendiler, Sultanefendiler. Oğlak Yayıncılık. p.356
  10. ^ Muhtesem Yüzyil: Kösem (TV Series 2015–2017) Poster Muhtesem Yüzyil: Kösem (2015–2017), retrieved 8 January 2020
  • Bardakçı, Murat (1992). Sex in Ottomans.
  • Junne, Georg (2016). The Black Eunuchs Of The Ottoman Empire. Networks of Power in the Court of the Sultan.
  • Peirce, Leslie Penn (1993). The Imperial Harem: Women and Sovereignty in the Ottoman Empire. Studies in Middle Eastern History. New York: Oxford University Press. ISBN 978-0-19-507673-8.
  • Sakaoğlu, Necdet (2008). Bu Mülkün Kadın Sultanları: Vâlide Sultanlar, Hâtunlar, Hasekiler, Kandınefendiler, Sultanefendiler. Oğlak Yayıncılık.
  • Uluçay, M. Çağatay (2007). Padişahların kadınları ve kızları. Ötüken.