Alfred Kerr

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Alfred Kerr nel 1932

Alfred Kerr, pseudonimo di Alfred Kempner (Breslavia, 25 dicembre 1867Amburgo, 12 ottobre 1948), è stato uno scrittore tedesco.

Ritratto di Alfred Kerr, eseguito da Lovis Corinth, 1907

I genitori di Alfred Kerr erano il mercante ebreo e proprietario di una fabbrica Meyer Emanuel Kempner (1826-1900) ed Helene Calé (1835-1911).[1]

Alfred Kerr studiò storia, letteratura, filosofia, germanistica inizialmente a Breslavia, proseguendoli nel 1887 a Berlino, sotto la guida di Erich Schmidt e di Theodor Fontane, laureandosi nel 1894 ad Halle.[2]

Dopo la laurea si avvicinò alla letteratura, invece di intraprendere la carriera accademica, diventando il più importante critico teatrale berlinese fino al 1933, collaboratore già durante il periodo universitario con i giornali Zeitung Vossische, la Neue Rundschau (1891), il Breslauer Zeitung (1895), il Königsberger Allgemeine Zeitung (1897), il quotidiano berlinese Der Tag (1900-1919) e con il Berliner Tagblatt.[3]

Come critico teatrale apprezzò particolarmente le opere di Ibsen, quelle del primo Hauptmann e meno i lavori di Sudermann, di Max Reinhardt, di Brecht, dell'Espressionismo,[4] preferendo i movimenti artistici giovani, emergenti ed innovativi, e caratterizzando le sue critiche per la brillantezza, l'acutezza, l'umorismo e l'efficacia dei suoi giudizi.[3]

Alfred Kerr nel ritratto di Moritz Coschell, 1907

Kerr si dedicò anche alla scrittura di poesie impressioniste, tra le quali menzioniamo Die Harfe (1917) e Der Krämerspiegel (1921, poesie musicate da Richard Strauss),[4] oltre che alla pubblicazione di novelle e di letteratura di viaggio.

Alfred Kerr si sposò per la prima volta, quando aveva più di cinquant'anni, con Ingeborg Thormählen, che era molto più giovane di lui, e che morì poco dopo nella pandemia influenzale del 1918 durante la gravidanza: il lutto lo colpì profondamente.[5]

Il suo secondo matrimonio fu con la talentuosa musicista Julia Weismann (1898-1965), figlia di un segretario di stato prussiano, di nome Robert Weismann.[5] Il figlio di Kerr, Michael Kerr, divenne un importante avvocato inglese. La loro figlia, Judith Kerr, ha scritto un'autobiografia in tre volumi e il libro per bambini The Tiger Who Came To Tea.

Durante gli anni del regime nazista si mostrò contrario alla dittatura e quindi si trasferì dapprima in Cecoslovacchia (1933), poi in Francia, ed infine in Inghilterra (1935);[4] negli anni del suo esilio lavorò con i giornali parigini Le Figaro, Le Temps e Les Nouvelles Littérairese, a Londra con la BBC.[3]

Negli anni trenta pubblicò alcune tra le sue migliori opere, quali Rathenau (1935), dedicato allo statista ucciso dai nazionalisti tedeschi, oltre che Melodien (1938), una pregevole raccolta di versi.

Nel 1948, durante una visita ad Amburgo ebbe un ictus e dopo pochi mesi morì.[1]

Kerr ha influenzato nel primo trentennio il costume letterario tedesco.[3][4]

Opere principali

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La tomba di Alfred Kerr
  • Godwi. Ein Kapitel deutscher Romantik, tesi su Clemens Brentano, (1898);
  • Das neue Drama, (1905);
  • Die Harfe, poema, (1917);
  • Ich sage, was zu sagen ist: Theaterkritiken 1893–1919, opere volumi VII;
  • Wo liegt Berlin?: Briefe aus der Reichshauptstadt 1895-1900, (1997);
  • Warum fließt der Rhein nicht durch Berlin? Briefe eines europäischen Flaneurs. 1895 bis 1900;
  • New York und London, letteratura di viaggio;
  • O Spanien!, letteratura di viaggio;
  • Caprichos, poema, (1926);
  • Buch der Freundschaft, letteratura per l'infanzia, (1928);
  • So liegt der Fall Theaterkritiken 1919 – 1933 und im Exil;
  • Der Dichter und die Meerschweinchen: Clemens Tecks letztes Experiment;
  • Diktatur des Hausknechts;
  • Walther Rathenau. Erinnerungen eines Freundes;
  • Gruss an Tiere, con Gerhard F. Hering, (1955);
  • Theaterkritiken, selezione critiche, (1971);
  • Ich kam nach England, diario, (1979);
  • Mit Schleuder und Harfe, (1982);
  • Wo liegt Berlin? Briefe aus der Reichshauptstadt, (1997);
  • Alfred Kerr, Lesebuch zu Leben und Werk, (1999);
  • Mein Berlin, (2002);
  • Sucher und Selige, volumi IV, (2009).
  1. ^ a b (EN) Kerr, Alfred, su androom.home.xs4all.nl. URL consultato il 16 agosto 2018.
  2. ^ (EN) Sir Michael Kerr, su telegraph.co.uk. URL consultato il 16 agosto 2018.
  3. ^ a b c d le muse, VI, Novara, De Agostini, 1964, p. 256.
  4. ^ a b c d Alfred Kerr, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 16 agosto 2018.
  5. ^ a b (EN) Alfred Kerr Centenary of his Birth (PDF), su ajr.org.uk. URL consultato il 16 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 5 settembre 2015).
  • (DE) Hermann Sudermann, Verrohung in der Theaterkritik: Zeitgemäße Betrachtungen, Berlino, Cotta, 1902.
  • (DE) Joseph Chapiro, Für Alfred Kerr: Ein Buch der Freundschaft, Berlino, S. Fischer, 1928.
  • (DE) Siegfried Jacobsohn, Der Fall Kerr, in Gesammelte Schriften, Göttingen, Wallstein, 1911, pp. 119–124.
  • (DE) Renate Heuer, Kerr, Alfred, in Neue Deutsche Biographie (NDB), XI, Berlino, Duncker & Humblot, 1977, pp. 532–534.
  • (DE) Hubertus Schneider, Alfred Kerr als Theaterkritiker, Rheinfelden, Schäuble, 1984.
  • (DE) L. Schöne, Neuigkeiten vom Mittelpunkt der Welt. Der Kampf ums Theater in der Weimarer Republik, Darmstadt, 1995.
  • (DE) Marcel Reich-Ranicki, Alfred Kerr – Der kämpfende Ästhet, in Die Anwälte der Literatur, Monaco di Baviera, dtv, 1996, pp. 130–143.
  • (DE) Deborah Vietor-Engländer, Alfred Kerr. Die Biographie, Reinbek, Rowohlt, 2016.

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