M46 (astronomia)

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M46
Ammasso aperto
M46
Scoperta
ScopritoreCharles Messier
Data1771
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazionePoppa
Ascensione retta07h 41m 46,0s
Declinazione-14° 48′ 36″
Distanza5400 a.l.
(1700 pc)
Magnitudine apparente (V)6.0
Dimensione apparente (V)27.0′
Caratteristiche fisiche
TipoAmmasso aperto
ClasseII2r
Galassia di appartenenzaVia Lattea
Dimensioni15 a.l.
(5 pc)
Età stimata300 milioni di anni
Caratteristiche rilevantiContiene una nebulosa planetaria
Altre designazioni
NGC 2437, Mel 75, Cr 159, Lund 373, h 463, GC 1564, OCL 601
Mappa di localizzazione
M46
Categoria di ammassi aperti

M 46 (noto anche come Messier 46 o NGC 2437) è un ammasso aperto visibile nella costellazione della Poppa. Può essere osservato anche con un binocolo.

Mappa per individuare M46.

Si individua nel nord della costellazione; non vi sono tuttavia stelle particolarmente rilevanti nelle sue vicinanze. L'unica di una certa importanza è la stella 2 Argus Navis (oggi 2 Puppis) di sesta magnitudine. L'oggetto vicino più importante rimane comunque l'ammasso M47, che si trova a circa un grado ad ovest di M46. M46 è ben visibile con un binocolo, che ne permette la parziale risoluzione in stelle; un telescopio da 150–200 mm lo risolve completamente, ed è in grado di mostrare pure la sua caratteristica più celebre, ossia la nebulosa planetaria, nota come NGC 2438, che si trova apparentemente nella sua direzione.

M46 si trova nell'emisfero australe celeste, ma la sua declinazione è sufficientemente bassa da poter essere osservabile da tutte le aree popolate della Terra;[1] il periodo di osservazione nel cielo serale va da gennaio fino a tutto aprile.

Storia delle osservazioni

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L'ammasso fu scoperto nel 1771 da Charles Messier, il quale lo descrive così: "Ammasso di piccolissime stelle fra la testa del Cane Maggiore e le due zampe posteriori dell'Unicorno; localizzata in relazione alla stella 2 Navis, 6a magnitudine, secondo Flamsteed; le stelle non possono essere viste se non con un buon telescipio; l'ammasso contiene una modesta nebulosità". Come accadde anche ad altri oggetti, anche questo ricevette delle coordinate errate e divenne così uno degli oggetti perduti, finché non fu riconosciuto nel 1959. In seguito al Messier l'oggetto fu riosservato e descritto da altri osservatori, come l'ammiraglio Smyth ed il pastore Webb[2]

Caratteristiche

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M46 si trova ad una distanza di circa 5.400 anni luce dalla Terra, ed ha un'età stimata a 300 milioni di anni. L'ammasso contiene circa 500 stelle, di cui 150 di magnitudine tra 10 e 13; il suo diametro angolare è di circa 27', mentre il suo diametro reale è di 30 anni luce. Studiando il suo spostamento verso il rosso si deduce che l'ammasso recede rispetto a noi alla velocità di 41,4 km/s.[2]

Caratteristica interessante di questo ammasso, come detto prima, è la presenza di una nebulosa planetaria, catalogata come NGC 2438, che sembra trovarsi apparentemente al suo interno. In realtà essa è più vicina M46: la sua distanza è stata stimata in 2.900 anni luce e si trova sovrapposta all'ammasso per un semplice effetto di prospettiva.[2]

  1. ^ Una declinazione di 14°S equivale ad una distanza angolare dal polo sud celeste di 76°; il che equivale a dire che a sud del 76°S l'oggetto si presenta circumpolare, mentre a nord del 76°N l'oggetto non sorge mai.
  2. ^ a b c Federico Manzini, Nuovo Orione - Il Catalogo di Messier, 2000.
  • (EN) Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Messier Objects, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0-521-55332-6.

Carte celesti

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  • Toshimi Taki, Taki's 8.5 Magnitude Star Atlas, su geocities.jp, 2005. URL consultato il 7 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 5 novembre 2018). - Atlante celeste liberamente scaricabile in formato PDF.
  • Tirion, Rappaport, Lovi, Uranometria 2000.0 - Volume II - The Southern Hemisphere to +6°, Richmond, Virginia, USA, Willmann-Bell, inc., 1987, ISBN 0-943396-15-8.
  • Tirion, Sinnott, Sky Atlas 2000.0 - Second Edition, Cambridge, USA, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0-933346-90-5.
  • Tirion, The Cambridge Star Atlas 2000.0, 3ª ed., Cambridge, USA, Cambridge University Press, 2001, ISBN 0-521-80084-6.

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