Stephen Boyd

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Stephen Boyd

Stephen Boyd, pseudonimo di William Millar (Glengormley, 4 luglio 1931Los Angeles, 2 giugno 1977), è stato un attore britannico.

Stephen Boyd era il nono e ultimo figlio di Marta Boyd e James Alexander Millar, un camionista canadese che lavorava a Belfast. Studiò alla scuola superiore di Ballyclare e poi frequentò la Hughes Commercial Academy. Terminati gli studi lavorò per una compagnia di assicurazioni irlandese e per un'agenzia di viaggio. Fin da bambino si era avvicinato al teatro, recitando in compagnie semi-professioniste, fino all'ingresso nella Ulster Theatre Group, una compagnia in cui ebbe i primi ruoli da protagonista, mentre nello stesso periodo lavorava saltuariamente alla radio[1].

Decise quindi di trasferirsi a Londra per tentare il salto di qualità nella carriera teatrale. Poco dopo il suo arrivo si ammalò durante la grande epidemia d'influenza del 1952, tanto da rischiare la vita. In attesa di affermarsi come attore, accettò altre occupazioni saltuarie come il cameriere in un bar, l'usciere al Teatro Odeon e il musicista di strada[senza fonte].

L'attore Michael Redgrave lo scoprì proprio al Teatro Odeon[2] e lo fece entrare nella Windsor Repertory Company. Boyd recitò anche alla televisione inglese, in spettacoli di prosa della BBC, e debuttò sul grande schermo con il film Born for Trouble (1955) di Desmond Davis (1955), cui fece seguito An Alligator Named Daisy (1955) di J. Lee Thompson.

Le sue doti di interprete e il suo virile aspetto fisico gli consentirono di ottenere nel 1956 un contratto di sette anni a Hollywood con la 20th Century-Fox. Nello stesso anno recitò in L'uomo che non è mai esistito di Ronald Neame, prodotto da Alexander Korda e suo primo film americano. Nel 1958 recitò anche in Gli amanti del chiaro di luna di Roger Vadim e nel western Bravados di Henry King.

Il regista William Wyler, che chiese alla Fox di cedergli Boyd per farlo recitare nel film che stava per dirigere. L'attore ottenne così il ruolo per il quale è maggiormente ricordato, quello del malvagio Messala Severus nel kolossal Ben Hur (1959), film vincitore di 11 premi Oscar. Per la sua interpretazione, Boyd vinse un Golden Globe.

Il ruolo di Messala, che nel 1959 fece di lui un divo[1], finì tuttavia per condizionare gli anni migliori della sua non lunga carriera, anche se l'attore diede comunque altre significative interpretazioni, come in Tramonto di un idolo (1966) di Russell Rouse, nei panni di un attore il cui rapido successo viene seguito da un altrettanto rapido declino[1], e Viaggio allucinante (1966) di Richard Fleischer, ove interpretò uno scienziato dedito a un progetto rivoluzionario. In quegli anni Boyd apparve anche nei film La ragazza più bella del mondo (1962) di Charles Walters, con Doris Day, Il terzo segreto (1964) di Charles Crichton, accanto anche all'esordiente Judi Dench, e Il carnevale dei ladri (1967) di Russell Rouse, con Giovanna Ralli e Yvette Mimieux. Nel 1962 affiancò Gina Lollobrigida in Venere imperiale di Jean Delannoy.

Allo scadere del suo contratto con la Fox, decise di lavorare come attore freelance, senza più legarsi ad alcuna casa produttrice. Da allora recitò in altri celebri film come il kolossal storico La caduta dell'Impero romano (1964) di Anthony Mann, La Bibbia (1966) di John Huston e il western Shalako (1968) di Edward Dmytryk. Lavorò molto in Inghilterra, ma anche in Italia e Spagna, in numerosi film che dal 1968 in avanti diventarono tuttavia sempre meno significativi. A tal riguardo Stephen Boyd disse di sé: «Hanno tentato di fare di me un protagonista, ma io non lo sono. Anche quando ho avuto la possibilità di scegliere un ruolo da protagonista, ho preferito quello di caratterista, se mi sembrava più interessante». E anche: «Tutta la mia vita è stata nel mondo dello spettacolo. Mi piace vedere la gente sorridere. Quando qualcuno ride, viene fuori la sua anima», rammaricandosi di non essersi dedicato abbastanza al teatro, troppo preso dal cinema[senza fonte].

Dopo aver concluso le riprese del film britannico Il racket dei sequestri, il 2 giugno 1977 Boyd morì all'età di quarantacinque anni, in seguito a un infarto occorsogli mentre era alla guida di un golf cart su un campo da golf del Porter Valley Country Club, a Northridge, presso Los Angeles, in California, dopo una mattina di gioco con la moglie. Giunto in ambulanza all'ospedale di Granada Hills in completo arresto cardiaco, morì dopo meno di un'ora. Le sue ceneri sono tumulate all'Oakwood Memorial Park di Chatsworth, in California. Nel 2007 nella stessa celletta sono state tumulate le ceneri della moglie[3][4].

Il 30 agosto 1958 sposò la produttrice italiana Mariella di Sarzana, ma il matrimonio fu brevissimo e il successivo 23 settembre la coppia divorziò. Nel 1976 si sposò per la seconda volta con Elizabeth Mills, segretaria del British Arts Council, che aveva conosciuto nel 1955 e che lo aveva seguito negli Stati Uniti alla fine degli anni cinquanta come assistente personale e segretaria[5].

Doppiatori italiani

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  1. ^ a b c Il chi è del cinema, Vol. I, De Agostini, 1984, pag. 62
  2. ^ BBC News - Stephen Boyd, the busker who became a big screen idol
  3. ^ Gary Wayne, Stephen Boyd's Grave (photo), su www.seeing-stars.com. URL consultato il 10 gennaio 2018.
  4. ^ Le site Internet de la famille LE GLATIN, su leglatin.pagesperso-orange.fr. URL consultato il 10 gennaio 2018.
  5. ^ (EN) Marriage and Family, in Stephen Boyd Blog, 1º aprile 2016. URL consultato il 10 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2018).

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